Il fine dell’Associazione è di realizzare un orto/giardino progettato filologicamente come un orto medioevale voluto nella grande riforma dell’agricoltura e delle corti rurali nella fine dell’VIII° secolo da Carlo Magno e descritto nel “Capitulare de Villis”: fiori, erbe, piante, sia officinali che utili all’alimentazione, specie spesso oggi rarissime che sarebbero ripiantumate recuperandole da pochi vivai, collezionisti di piante antiche.
L’orto/giardino avrà una funzione didattica, culturale e storica e sarà fruibile con orari prestabiliti o su prenotazione mediante itinerari tematici che valorizzano altresì il complesso monumentale dell’antico monastero romanico del Gradaro del XIII° secolo, proponendo così un percorso turistico storico/artistico particolarmente significativo e singolare.
La realizzazione iniziale sarà a carico di sponsor privati e contributi pubblici mentre la manutenzione dell’orto sarà garantita da gruppi di volontariato: anziani, studenti, appassionati, diretti sempre da tecnici esperti e coordinati dall’Associazione.
Nell’area antistante alle “prese” dell’orto, cartelli didattici illustreranno il progetto e le caratteristiche botaniche delle specie vegetali presenti.
Si allegano:
1) Planimetrie
2) Schema di massima del progetto
3) Elenco delle piante trascritte dal “Capitulare de Villis”
p. Il Direttivo dell’Associazione “Mantova Carolingia”
Arch. Mauro Bianconi
Arch. Claudio Bondioli Bettinelli
Arch. Roberto Soggia
Dr. Italo Scaietta
Geom. Paolo Trentini
Arch. Fiorenzo Meneghelli
Dr. Davide Bassi
Per l’Itinerario Italiano Culturale Storico Artistico Religioso “Via Carolingia”:
Arch. Claudio Bondioli Bettinelli (Presidente)
Mantova, 26 ottobre 2018 - 15 novembre 2019 (firma del comodato)
Allegati 3 (tre)
All. 3) Dal punto 70 del Capitulare de Villis:
«Vogliamo che nell'orto sia coltivata ogni possibile pianta, cioè: il giglio, le rose, il fieno greco, la balsamita, la salvia, la ruta, l'abrotano, i cetrioli, i meloni, le zucche, il fagiolo, il cumino, il rosmarino, il cumino dei prati, i ceci, la scilla, il gladiolo, il dragoncello, l'anice, i coloquintidi, la calendula, la visnaga, la sedanina, la lattuga, il cumino nero, la rughetta, il nasturzio, la bardana, la menta poleggio, il macerone, il prezzemolo, il sedano, il levistico, il ginepro, l'aneto, il finocchio, la cicoria, il dittamo, la senape, la santoreggia, il sisimbrio, la menta, il mentastro, il tanaceto, l'erba gattaia, la camomilla, il papavero, la barbabietola, il nardo selvatico, la malva muschiata, l'altea, la malva, le carote, le pastinache, il bietolone, gli amaranti, il cavolo-rapa, i cavoli, le cipolle, l'erba cipollina, i porri, il rafano, lo scalogno, la cipolla d'inverno, l'aglio, la robbia, i cardi, le fave, i piselli, il coriandolo, il cerfoglio, l'euforbia, l'erba moscatella. E l'ortolano faccia crescere sul tetto della sua abitazione la barba di Giove. Quanto agli alberi, vogliamo ci siano frutteti di vario genere: meli cotogni, noccioli, mandorli, gelsi, lauri, pini, fichi, noci, ciliegi di vari tipi. Nomi di mela: gozmaringa, geroldinga, crevedella, spiranca, dolci, acri, tutte quelle di lunga durata e quelle da consumare subito e le primaticce. Tre o quattro tipi di pere a lunga durata, quelle dolci, quelle da cuocere, le tardive.»