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I giardini della Corte di Portiolo

I giardini della Corte di Portiolo (San Benedetto Po)

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Proprietà privata, visibile dall'esterno

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Foto Luigi Briselli

Percorrendo l'argine che da San Benedetto Po giunge a Portiolo, all'ingresso dell'abitato si incontra la mole imponente di un antico palazzo. Il grande stemma dei Gonzaga di Vescovato, insidiato dai rampicanti e dalla vegetazione spontanea, ancora campeggia sul portoncino che immette in un vasto prato, sedime dell'antico giardino formale. Nel 1419 la Corte di Portiolo, insieme ad altri possedimenti dell'Abbazia di San Benedetto, era entrata nelle disponibilità di Guido Gonzaga tramite il quale giunse nel 1528 a Sigismondo Gonzaga: da quel momento Portiolo sarebbe rimasto fino alla fine dell'Ottocento nel patrimonio fondiario dei Gonzaga di Vescovato e dei loro discendenti.
Fin dal 1528 la corte disponeva di un orto e di un brolo e nel 1567 anche di un «pochetto de giardino». Saranno tuttavia gli interventi attuati da Fulvio Gonzaga – che a Portiolo risiedette in modo stabile dopo l'acquisto del 1603 – a modificarne l'aspetto. Con Pirro Maria, erede di Fulvio, le pertinenze rurali conobbero un notevole sviluppo, ma gli interventi più significativi per la trasformazione del palazzotto di campagna in una sontuosa residenza si devono a Ottavio Gonzaga e al suo successore Pirro Maria II, come mostra il cabreo Mettacodi del 1690 nel quale il palazzo è rappresentato nel pieno della sua completezza con un apparato giardiniero imponente e articolato, costituito da un giardino formale, un giardino pensile, un orto, un brolo e un luogo delle verdure nel quale l'aspetto estetico e produttivo sono riuniti in una architettura giardiniera di gusto barocco, attraversata da viali e prospettive con pergole alte e basse, rose e viti, una delle quali si conclude in un delizioso poggiolo sospeso su una vasta peschiera.
Nei primi decenni del '700 il palazzo, estinta la linea maschile, passò alla linea femminile e fu diviso fra le sorelle Ippolita e Rosa che ricavarono due distinte abitazioni sacrificando il giardino in aria. Inizialmente a corte chiusa, dalla fine del '700 cominciarono a svilupparsi nuovi edifici rustici esterni e andò perduta l'ala rustica antica. La pianta del complesso assunse una tipologia a U che, ridotto a coltura l'antico giardino, abbracciò un nuovo giardinetto sorto in luogo della grande aia.

(tratto da M. Brignani, I giardini della Corte di Portiolo, in I giardini dei Gonzaga 2018, pp. 414-420)

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