Proprietà privata
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Foto Marida Brignani
Salendo verso il Castello di Solferino per la strada che attraversa la frazione di Pozzo Catena, si vede sulla destra, al di là di un'area a coltivo, un grande prato pianeggiante che occupa una depressione delimitata da tre colli: quelli su cui sorgono il castello e la rocca e quello dove è stato edificato il Memoriale della Croce Rossa. Quel prato è l'impronta territoriale dell'antico barco del Castello di Solferino, grande giardino padronale, produttivo ma decisamente formalizzato, che si estendeva ai piedi del castello, in corrispondenza del perduto palazzo di Orazio Gonzaga di cui era un'appendice. Ne restituisce la conformazione e l'estensione un rilievo del 1587-88: era circondato da un muro e diviso da un viale centrale in due grandi aiuole con filari di alberi in parte maritati con viti. Il muro verso sud-est che è di contenimento, sebbene assai sconnesso e in alcuni tratti diroccato, esiste ancora ed è riconoscibile quello che era un passaggio verso la parte superiore dove si trovava un'asparagiaia anch'essa cintata, la cui impronta è ancora individuabile nelle immagini di Google Map. Verso sud-ovest si riconoscono i terrazzamenti della ripa boscata, rappresentata nel rilievo, che concludeva il barco. Dalla rocca si ha una visione dall'alto di questo spazio che lo rende perfettamente riconoscibile. Dal piano dell'ex barco si ha invece una suggestiva visione del castello con la torre di guardia e le mura in pietra in parte ancora merlate. Realizzato per volere di Orazio Gonzaga tra gli anni '60 e '80 del '500 il complesso castellano di Solferino conserva la sua conformazione originaria. Le costruzioni che vi si trovavano in gran parte sopravvissero fino all''800 ma con la battaglia di Solferino molto andò perduto: oltre alle strutture del barco, che fu teatro degli scontri, anche il palazzo di Orazio con il bel giardino all'italiana accuratamente rappresentato nel rilievo quotato del 1587-88, furono distrutti. Lo spazio di quel giardino, un rettangolo di circa 14 x 27 metri addossato alle mura, è entrato a far parte di proprietà private su cui sono sorti nuovi edifici coi loro spazi a verde.
(tratto da L. Giacomini, Il giardino e il barco del castello di Orazio Gonzaga, in I giardini dei Gonzaga 2018, pp. 427-432)