Proprietà privata accessibile
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Foto Luigi Briselli
Nella zona meridionale della città, poco lontano da Palazzo San Sebastiano, sorge Palazzo Te, splendida villa suburbana, realizzata tra il 1524 e il 1534 da Giulio Romano per Federico II Gonzaga, considerata gioiello della cultura tardorinascimentale italiana.
L’edificio, di proprietà comunale, è oggi museo e sede del Centro Internazionale d’Arte e Cultura di Palazzo Te; basso e a pianta quadrata, è composto da quattro corpi caratterizzati da facciate decorate a finto bugnato con paraste e colonne d’ordine gigante, disposti attorno a un cortile centrale, e da un vasto giardino retrostante chiuso da un’esedra; spazi e aree verdi ne disegnano l’intorno.
Il complesso si inserisce oggi all’interno del tessuto urbano cittadino; in origine però l’ampia area era un’isola, l’isola del Teieto, circondata dalle acque del lago Paiolo, luogo di svago privilegiato della corte, posto appena fuori dalle mura cittadine a ridosso di Porta Pusterla che ne consentiva l’accesso diretto. Qui la famiglia del principe si recava per diletto e per riposo, spesso accompagnata da ospiti intrattenuti anche da opportunità venatorie. Qui Francesco II creò un vasto complesso rustico con scuderie per i suoi cavalli più preziosi e palazzina padronale poi inglobate nella villa voluta dal figlio Federico come rifugio per il tempo libero, nobile dimora deputata alle feste, alle cerimonie, ai grandi ricevimenti, funzione esemplarmente inaugurata con la fastosa accoglienza dell’imperatore Carlo V nel 1530, a palazzo non ancora ultimato.
Interpretando i gusti e i desideri di Federico II Giulio Romano, artefice unico e geniale, seppe, infatti, coniugare, in modo eccentrico, provocatorio e inaspettato, gli elementi della composizione spaziale e architettonica con gli splenditi cicli decorativi ad affresco, gli stucchi di raffinata fattura, i fregi nella realizzazione di un’opera che, in ossequio all’immagine della villa romana antica reinterpretata dai trattatisti rinascimentali, si accordava al paesaggio circostante. Fin dall’inizio il palazzo e il contesto furono, infatti, visti come un tutt’uno: la progettazione e la decorazione degli ambienti e dei giardini interni furono accompagnate dalla sistemazione del verde sull’intera l’isola realizzando una configurazione ricca e complessa, aggiornata al gusto e alla moda del tempo in un intreccio di soluzioni tipologicamente diverse, dal giardino segreto al labirinto, dagli spazi di rappresentanza alle aree produttive.
Del complesso e articolato sistema di giardini e aree verdi che caratterizzarono l’interno e l’intorno di Palazzo Te oggi si possono ancora leggere sedimi, forme e tracce che ricordano l’antico splendore. Ancora oggi l’imponente Loggia di Davide si affaccia solenne e luminosa sul grande Giardino dell’Esedra, il giardino principale che si sviluppa oltre le peschiere, dove oggi i parterre mantenuti a semplice prato richiamano uno spazio concepito come l’hortus conclusus del Medioevo e del primo Rinascimento, con la diffusa presenza di alberi da frutto tra fiori e verde ornamentale; spazio limitato dall’esedra, realizzata nel corso del XVII secolo quale quinta prospettica ma al tempo stesso cerniera tra lo spazio interno del giardino e le ampie distese circostanti, lungamente godute dalla corte e, successivamente, dai cittadini come ameno contorno della villa.
Ai lati dell’esedra sorgono l’Appartamento del Giardino Segreto, o della Grotta, voluto da Federico come appendice remota della villa dedicata «all’onesto ozio», e quello del Giardiniere dove, seppure modificati, un orto o un giardino cintato sono giunti fino a noi. Nell’Appartamento Segreto in particolare, sorto nei primi anni Trenta del Cinquecento, la loggia, interamente decorata da elementi naturalistici, apre sul piccolo giardino il cui impianto ricalca quello ottocentesco ma restituisce la natura del luogo, di uno spazio dedicato al raccoglimento, alla meditazione, all’arguta citazione di fonti classiche, da condividere con amici intimi e scelti visitatori. L’isolamento tra le mura significava protezione da sguardi esterni, ma non voleva sottrarre il piacere della veduta a chi lo frequentasse. Finte prospettive architettoniche, vedute, figurazioni pittoriche o plastiche di accentuato naturalismo consentivano, infatti, all’occhio di superare le barriere fisiche verso ampi orizzonti, realistici o fiabeschi. La loggia che introduceva con effetto mirabolante nel piccolo spazio segreto di Federico, immetteva anche in una loggetta soprelevata ancora oggi caratterizzata da una serliana dalla quale si potevano contemplare le pittoresche distese dei giardini esterni, oggi in parte scomparsi o profondamente alterati.
(tratto da U. Bazzotti, I giardini di Palazzo Te e dell’isola del Teieto, in I giardini dei Gonzaga 2018, pp. 288-305; P. Carpeggiani, Il labirinto di verzura sull’isola del Teieto, in I giardini dei Gonzaga 2018, pp. 305-307)